Il piacere della malinconia: il Lied. Per lungo tempo, la critica ha visto nel Beethoven liederista un compositore stilisticamente attardato. Fermo restando l’incontestabile primato di Franz Schubert nell’ambito di un genere che solo il Romanticismo poteva esaltare come arte ‘maggiore’, si dovrà tuttavia riconoscere che alcune intonazioni beethoveniane (da Goethe, ma non solo) sono di fattura altissima. Resta, inoltre, a Beethoven il merito di aver creato, con An die ferne Geliebte, il primo vero e proprio ‘ciclo’ della storia del Lied.
Ascolti Ludwig van Beethoven, Adelaide (von Matthisson), Fritz Wunderlich, tenore; Hubert Giesen, pianoforte Ludwig van Beethoven, Bitten, Die Ehre Gottes aus der Natur e Vom Tode da Sei Lieder op. 48 (Gellert), Dietrich Fischer-Dieskau, baritono; Gerald Moore pianoforte Ludwig van Beethoven, Mailied e La marmotte da Otto Lieder op.52 (Goethe), Dietrich Fischer-Dieskau, baritono; Gerald Moore pianoforte Ludwig van Beethoven, Kennst du das Land da Sei Lieder op. 75 (Goethe), Iris Vermillion, mezzosoprano; Peter Stamm, pianoforte Ludwig van Beethoven, Tre Lieder op. 83 (Goethe), Dietrich Fischer-Dieskau, baritono; Jörg Demus, pianoforte Ludwig van Beethoven, Ciclo An die ferne Geliebte (Jeitteles), Dietrich Fischer-Dieskau, baritono; Jörg Demus, pianoforte Franz Schubert, Wonne der Wehmut (Goethe), Dietrich Fischer-Dieskau, baritono; Gerald Moore pianoforte