Enrico Gabrielli racconta i Calibro 35 al Siren Festival di Cagliari Podcast By  cover art

Enrico Gabrielli racconta i Calibro 35 al Siren Festival di Cagliari

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L’11 luglio l’Arena Fiera ospiterà i Calibro 35 per un live multimediale all’interno del Siren Festival. Il polistrumentista Enrico Gabrielli parla della loro musica tra noir sonori, visual sperimentali e riflessioni sull’intelligenza artificiale.

I Calibro 35 tornano in Sardegna per un atteso appuntamento live l’11 luglio all’Arena Fiera di Cagliari, in occasione del Siren Festival. Il gruppo, tra i nomi di riferimento della musica strumentale italiana, presenterà uno spettacolo interamente rinnovato, fortemente legato all’immaginario cinematografico e al loro ultimo lavoro discografico “Exploration”. A raccontare il ritorno isolano è Enrico Gabrielli, che ai microfoni di Unica Radio ha condiviso ricordi personali e riflessioni artistiche, parlando del legame con l’Isola, della nuova dimensione creativa della band e del futuro della musica nell’epoca dell’intelligenza artificiale.

Gabrielli descrive la Sardegna come una terra “ammantata di leggenda”, non solo per le bellezze naturali ma per il forte legame emotivo che lui stesso ha con l’Isola, grazie alla presenza di amici stretti e a ricordi di concerti precedenti. Il live di luglio promette di essere un’esperienza sensoriale immersiva, costruita su un nuovo equilibrio tra musica jazz, groove funk e visual art. Le proiezioni saranno curate da Matteo Castiglioni, anche tastierista dei Murena, definito da Gabrielli “formidabile” per capacità immaginifica e creatività visiva. Questa commistione tra suono e immagine rappresenta un ulteriore passo nella sperimentazione multimediale dei Calibro 35.

Tra colonne sonore immaginarie, nuove serie tv e riflessioni sul tempo

Il nuovo album “Exploration” segna per la band milanese un ritorno alle origini, dopo anni passati a comporre musiche originali per serie tv e film. Tra i progetti più impegnativi in corso, Gabrielli menziona il remake di Sandokan per la Rai, una produzione che ha richiesto più di due anni di lavoro. “Exploration” si configura così come una sorta di “lettino di psicanalisi” sonoro, un esercizio di autoriflessione collettiva che aiuta i musicisti a mappare la propria identità e a ridefinire il proprio linguaggio musicale, libero dalla costrizione delle parole e delle etichette.

Gabrielli sottolinea come l’assenza del testo cantato permetta alla musica dei Calibro 35 di viaggiare senza confini, trovando spazio anche nei media internazionali, come accaduto con la BBC. La loro musica è stata utilizzata per trasmissioni come il “Match of the Day”, confermando la forza narrativa della componente strumentale. Di fronte all’epoca digitale e alla standardizzazione algoritmica dell’ascolto, i Calibro 35 restano ancorati a una visione artigianale della musica, consapevoli del fatto che ciò che resta nel tempo spesso sfugge alla logica dell’“usa e getta”.

Un collettivo fluido tra progettualità, talento e consapevolezza tecnologica

A tenere unita la band è una progettualità concreta, secondo Gabrielli. Ogni membro dei Calibro 35, da Tommaso Colliva a Massimo Martellotta, da Fabio Rondanini a Gabrielli stesso, rappresenta una personalità artistica distinta ma complementare, capace di confluire in un collettivo operativo che lavora “a testa bassa” su progetti multipli e diversificati. La musica non nasce da improvvisazione ma da un flusso creativo costante e razionale, che affonda le radici nei metodi delle vecchie case di produzione.

Gabrielli, pur non negando la potenzialità dell’intelligenza artificiale, si dice critico rispetto al suo impiego nella sfera creativa. La musica, afferma, deve continuare a rappresentare una forma di espressione umana e sensibile, non facilmente replicabile da macchine. “Non ho ancora capito l’utilità della AI nella creazione musicale – ammette – non è come giocare a scacchi contro un computer che ti stimola l’intelligenza: semplicemente non capisco dove voglia andare a parare”. Un’osservazione lucida che apre alla riflessione sul rapporto tra tecnologia, emozione e identità artistica.

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