Dopo aver perso le elezioni presidenziali del 28 luglio scorso, il dittatore del #venezuela Nicolàs Maduro, ha rifiutato di cedere il potere e ha scatenato la persecuzione contro i suoi oppositori, spesso fabbricando accuse di spionaggio. Il vergognoso, sostanziale disinteresse degli USA e dei paesi europei, che si sono limitati a sterili proteste e a inutili dichiarazioni di principio, ha di fatto permesso che si compisse questo ennesimo stupro della democrazia. I militari controllano le singole chat delle persone sugli smartphone nelle piazze e in posti di blocco appositamente allestiti. Se vengono trovati messaggi di critica al governo, o anche foto e video che indicano ostilità al regime si rischiano da 15 a 30 anni di reclusione secondo la Ley contra el odio approvata nel 2017. Per il momento il regime ha resistito all'ondata di proteste, mentre il vincitore delle elezioni Edmundo Gonzalez Urrutia è dovuto fuggire in Spagna e la leader dell'opposizione Marìa Corina #machado è alla macchia. La repressione interna si è intensificata e coinvolge persino ex fedelissimi dell'autocrate.
Sembra che la tragedia del Venezuela sia destinata a perdurare, ma Maduro e la sua cricca sono sempre più isolati a livello internazionale: persino i governi di Brasile e Colombia, in passato legati da un'amicizia che sconfinava nella complicità hanno preso le distanze dalla dittatura chavista. Ne consegue che gli aiuti per tenere a galla l'economia di sussistenza per una popolazione alla fame sono sempre più esigui. Il regime sopravvive solo grazie al sostegno interessato della #cina , dell'Iran e della #russia.
Anche all'interno qualche segnale di sfaldamento si percepisce. González Urrutia, ha dichiarato che il 10 gennaio — giorno dell’insediamento nel Paese sudamericano del capo dello Stato — tornerà a Caracas per assumere l’incarico. «La mia uscita dal Paese è solo temporanea», ha detto González Urrutia in una conferenza stampa in Spagna durante il Forum La Toja-Vínculo Atlántico . «Il 10 gennaio è la data costituzionalmente prevista per l’insediamento e spero che quel giorno venga confermata la volontà popolare di otto milioni di venezuelani», ha spiegato.
A margine del forum, González Urrutia ha incontrato il capo della diplomazia europea, Josep Borrell, che ha ribadito il sostegno dell’Ue, dopo che il Parlamento europeo lo ha riconosciuto come vincitore delle elezioni di luglio.
Del Venezuela parliamo con Fabrizio Pravedoni cogliendo l'occasione per allargare lo sguardo anche ad altre nazioni sudamericane fallite o in mano a tiranni e autocrati, da #cuba alla #bolivia, dal #nicaragua al #messico.
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