Il dialogo con la gente contadina di Revelli incomincia con la primavera del 1941.
Testimonianze di cultura contadina, la pianura, la collina, la montagna, le Langhe: la fame, il lavoro infantile, l'immigrazione, la convivenza tra partigiani e nazi fascisti.
E poi l'abbandono delle montagne, l'avvento di un nuovo mondo: l'industria, i grandi allevamenti, il turismo che figura il paesaggio, nei racconti dei 270 intervistati da Revelli.
La Collina: Testimonianze di vita contadina
Giovanni Giacomo Ruatta, nato alla frazione Riotorto di Verzuolo, classe 1885, contadino.
Nel 1903 mio fratello Sandro, era della classe 1881, torna dalla Francia dopo due anni di miniera e mi fa: «Andiamo in America, io ho i soldi per il viaggio e tutto ciò che occorre».
Abbiamo pensato: «Della campagna siamo pratici abbastanza, poi se c'è da andare nelle mine andiamo nelle mine, a casa c'è poco da guadagnare, laggiù il vitto e a buon prezzo, e poi la paga è superiore».
Siamo partiti in silenzio, vicino a Natale.
Ci siamo imbarcati a Genova.
Sul battimento spagnolo "Manuel Calvo" eravamo tutti emigranti, trecento e passa.
A Napoli e a Palermo ne abbiamo caricati altri, solo uomini, della bassa Italia.
Mangiare si mangiava, ogni squadra andava a prendere la minestra alla cucina con un grosso casino, poi veniva distribuita nei piattini di latta.
Barcellona, Malaga, Cadice, bei posti. Poi diretti a New York.
Prima dello sbarco la visita medica: mi hanno guardato in faccia, fatto buono, e via.
Dopo un anno il lavoro alla galleria è finito e troviamo una buona paga nelle grandi boschine a disboscare.
Eravamo dei mille operai.
Due anni e passa, poi decido di girare un po' l'America a piedi seguendo il destino, da solo soletto con un fagotto sulle spalle.
Dove trovo lavoro mi fermo, alla buona ventura.
A Gilroy, vicino a San Giuseppe di California, in un’osteria toscana, incontro un cow-boy che mi dice: «Nel vederti sembra che tu sia piemontese».
Ed io: «no, non sono piemontese, sono di Saluzzo».
Mi offre un lavoro, mi accompagna a Monte Madonna in una delle grosse cascine del miliardario Miller Nloc, un grande cow-boy, del quale era fattore.
L'indomani, su un bel cavallo rosso e sella bianca arriva Miller Nloc, un uomo di 70 anni.
Miller Nloc mi racconta i suoi passaggi, di quando girava in lungo in largo per le praterie con sei uomini armati di pistole.
Come incontrava un villaggio cercava l'osteria: primo saluto, un colpo di pistola, ben, nel pavimento di legno del salone.
Poi chiedeva: «Ho fatto qualche danno?» E offriva da bere a tutti.
Aveva idee buone, e la gente capiva qualcosa.
Se VUOI puoi cliccare sul link che trovi qui sotto per ASCOLTARE tutti i podcast di «Il mondo dei vinti» https://penisolabella.blogspot.com/2024/10/audiolibro-il-mondo-dei-vinti-di-nuto.html
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