• Sardegna, la resistenza dal cuore antico da «Il nostro viaggio in Italia»
    Nov 3 2024
    Un viaggio molto speciale nel nostro Paese, scritto a più mani da narratori che, per il Touring, hanno composto testi originali dedicati a tutte le regioni, a qualche città ad alcuni territori.
    Un’antologia ricca che restituisce colori, sapori, profumi ed emozioni.
    Il bello della nostra penisola oltre i luoghi comuni.

    di Milena Agus

    Arrivando dal mare, Cagliari, come dice Herbert Lawrence, potrebbe farvi pensare a Gerusalemme.
    I cagliaritani dicono che Cagliari è la città più bella del mondo, perché c'è il mare dentro.
    E non è un caso se parlando di Porto Torres diciamo che la nostra isola sorge dalle acque nella foschia rosata e mai che scompare.
    Con i forestieri siamo ospitali. Ma restiamo dei solitari.
    A Lawrence siamo apparsi i soli veramente educati che avesse mai conosciuto.
    Nessuno sfoggio di noi in nessun senso, come se sapessimo che nel principio e nella fine un uomo è solo.
    E gli artisti? Si affollano d'estate nei numerosi festival.
    Soprattutto gli scrittori sognano che si dica di loro quello che tanti lettori forestieri dicono di Grazia Deledda: «Ah, sì, questo, della Sardegna, lo so! L'ho letto nei suoi libri!»

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    19 mins
  • Palermo, il senso della Lapa da «Il nostro viaggio in Italia»
    Nov 3 2024
    Un viaggio molto speciale nel nostro Paese, scritto a più mani da narratori che, per il Touring, hanno composto testi originali dedicati a tutte le regioni, a qualche città ad alcuni territori.
    Un’antologia ricca che restituisce colori, sapori, profumi ed emozioni.
    Il bello della nostra penisola oltre i luoghi comuni.

    di Roberto Alajmo

    Magari siete a Palermo per lavoro e non avete avuto il tempo di girare per la città, e ora avete la benedetta seccatura di cinque o sei ore senza niente da fare.
    Ecco: supponendo di restare incastrati in una situazione del genere, dovendo neutralizzare la controra senza poter contare su ombra e aria condizionata, il meglio possibile forse è affittare una Lapa e farsi portare a spasso.
    Si chiama Lapa, a Palermo, quella che altrove nel mondo è Ape Piaggio, il mezzo a tre ruote che si adopera per piccoli trasporti, per vendere frutta o altri prodotti muovendosi con leggerezza ed efficacia.
    In Sicilia L'Ape ha subito una mutazione genetica che fin dal nome, la Lapa appunto, l’ha resa qualcosa di diverso.
    Senza possedere la protervia dell'automobile, la Lapa si armonizza all'anarchia del traffico cittadino, aggirando pure la strafottenza dei mezzi a due ruote, che poco si adattano alle prestazioni di fatica.

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    14 mins
  • Sicilia, terra metafisica da «Il nostro viaggio in Italia»
    Nov 3 2024
    Un viaggio molto speciale nel nostro Paese, scritto a più mani da narratori che, per il Touring, hanno composto testi originali dedicati a tutte le regioni, a qualche città ad alcuni territori.
    Un’antologia ricca che restituisce colori, sapori, profumi ed emozioni.
    Il bello della nostra penisola oltre i luoghi comuni.

    di Massimo Onofri

    Quando si parla di Sicilia, sarà forse bene tenere a mente la battuta che Fabrizio Corbera, Principe di Salina, rivolge nel Gattopardo al contino Carlo Cavriaghi, l'amico carissimo del giovane Tancredi: «Senta, conte; lei credeva che in Sicilia non piovesse mai e può vedere invece come diluvia. Non vorrei che credesse che da noi non ci sono le polmoniti e poi si trovasse a letto con 40 di febbre».
    In effetti, sulla Sicilia, non c'è niente di più comune dei luoghi comuni: con il rischio, appunto, di trovarsi del tutto impreparati a qualsiasi viaggio, e magari arrivare a morire di freddo come in una città del Nord non accadrebbe mai.

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  • L'America dei cow-boy da «Il mondo dei vinti» di Nuto Revelli
    Nov 3 2024
    Il dialogo con la gente contadina di Revelli incomincia con la primavera del 1941.
    Testimonianze di cultura contadina, la pianura, la collina, la montagna, le Langhe: la fame, il lavoro infantile, l'immigrazione, la convivenza tra partigiani e nazi fascisti.
    E poi l'abbandono delle montagne, l'avvento di un nuovo mondo: l'industria, i grandi allevamenti, il turismo che figura il paesaggio, nei racconti dei 270 intervistati da Revelli.

    La Collina: Testimonianze di vita contadina

    Giovanni Giacomo Ruatta, nato alla frazione Riotorto di Verzuolo, classe 1885, contadino.

    Nel 1903 mio fratello Sandro, era della classe 1881, torna dalla Francia dopo due anni di miniera e mi fa: «Andiamo in America, io ho i soldi per il viaggio e tutto ciò che occorre».
    Abbiamo pensato: «Della campagna siamo pratici abbastanza, poi se c'è da andare nelle mine andiamo nelle mine, a casa c'è poco da guadagnare, laggiù il vitto e a buon prezzo, e poi la paga è superiore».
    Siamo partiti in silenzio, vicino a Natale.
    Ci siamo imbarcati a Genova.
    Sul battimento spagnolo "Manuel Calvo" eravamo tutti emigranti, trecento e passa.
    A Napoli e a Palermo ne abbiamo caricati altri, solo uomini, della bassa Italia.
    Mangiare si mangiava, ogni squadra andava a prendere la minestra alla cucina con un grosso casino, poi veniva distribuita nei piattini di latta.
    Barcellona, Malaga, Cadice, bei posti. Poi diretti a New York.
    Prima dello sbarco la visita medica: mi hanno guardato in faccia, fatto buono, e via.
    Dopo un anno il lavoro alla galleria è finito e troviamo una buona paga nelle grandi boschine a disboscare.
    Eravamo dei mille operai.
    Due anni e passa, poi decido di girare un po' l'America a piedi seguendo il destino, da solo soletto con un fagotto sulle spalle.
    Dove trovo lavoro mi fermo, alla buona ventura.
    A Gilroy, vicino a San Giuseppe di California, in un’osteria toscana, incontro un cow-boy che mi dice: «Nel vederti sembra che tu sia piemontese».
    Ed io: «no, non sono piemontese, sono di Saluzzo».
    Mi offre un lavoro, mi accompagna a Monte Madonna in una delle grosse cascine del miliardario Miller Nloc, un grande cow-boy, del quale era fattore.
    L'indomani, su un bel cavallo rosso e sella bianca arriva Miller Nloc, un uomo di 70 anni.
    Miller Nloc mi racconta i suoi passaggi, di quando girava in lungo in largo per le praterie con sei uomini armati di pistole.
    Come incontrava un villaggio cercava l'osteria: primo saluto, un colpo di pistola, ben, nel pavimento di legno del salone.
    Poi chiedeva: «Ho fatto qualche danno?» E offriva da bere a tutti.
    Aveva idee buone, e la gente capiva qualcosa.

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  • Il mondo sarebbe santo se tutti fossero come noi da «Il mondo dei vinti» di Nuto Revelli
    Nov 3 2024
    Il dialogo con la gente contadina di Revelli incomincia con la primavera del 1941.
    Testimonianze di cultura contadina, la pianura, la collina, la montagna, le Langhe: la fame, il lavoro infantile, l'immigrazione, la convivenza tra partigiani e nazi fascisti.
    E poi l'abbandono delle montagne, l'avvento di un nuovo mondo: l'industria, i grandi allevamenti, il turismo che figura il paesaggio, nei racconti dei 270 intervistati da Revelli.

    La Collina: Testimonianze di vita contadina

    Angela Giusiano, nata a Lemma di Rossana, frazione Grossa, classe 1896, contadina.

    Noi eravamo un nove di famiglia, più di sedici i nati, mia madre ha comprato più volte una coppia di gemelli e poi sempre seguitava a uno.
    Ne sono morti sette o di più, morivano ...
    Io mangiare ho sempre mangiato, ai bambini buttavano la roba là e si governavano da loro.
    Io ero una tisicona, niente robusta, sottile, fine, non ne valevano nessuna io da giovane, eppure mi sono allevata.
    Io le prime scarpe di cuoio le ho comprate a 15 anni, prima avevo le scarpe rosse fatte con la pelle delle bestie.
    A 15 anni ho avuto finalmente un paio di scarpe vere, una specie di stivaletti con tanti bottoni, li portavo poco ma andavo sempre a guardarle tanto mi piacevano.
    Andavo scalza, c'era poi già la brina, e allora mettevo un piede sull’altro per scaldarli un po’.
    La nostra vita in questi paesi era semplice, ci accontentavamo di poco. Eh, il mondo di oggi mi fa impressione.
    È cambiato in meglio?
    È cambiato che non si vive più, sono tutti avvelenati, anno la porcheria per la testa, non parliamo dei giovani di oggi ...
    Ma il mondo sarebbe santo se tutti fossero come noi!

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    25 mins
  • Sì, sappiamo di essere abbandonati da «Il mondo dei vinti» di Nuto Revelli
    Nov 3 2024
    Il dialogo con la gente contadina di Revelli incomincia con la primavera del 1941.
    Testimonianze di cultura contadina, la pianura, la collina, la montagna, le Langhe: la fame, il lavoro infantile, l'immigrazione, la convivenza tra partigiani e nazi fascisti.
    E poi l'abbandono delle montagne, l'avvento di un nuovo mondo: l'industria, i grandi allevamenti, il turismo che figura il paesaggio, nei racconti dei 270 intervistati da Revelli.

    La Collina: Testimonianze di vita contadina

    Spirito Armando detto Prit, nato a Pra Gaudino di Cervasca, classe 1903, contadino.

    Qui la gente viveva di economie, la gente viveva mangiando patate, polenta, castagne.
    E nella miseria riusciva a risparmiare.Mangiare un uovo era già un delitto.
    Qualcosa si guadagnava con il legname, con il castagno, con il faggio. Il grano rendeva ancora, e poi c'era l'orzo e la biada.
    Facevamo il pane tutte le settimane, tutte le sette famiglie di Pragodin cuocevamo il pane nel forno della frazione.
    Carne ne mangiavamo solo quando si faceva una grande festa, due o tre volte l'anno un pezzettino di carne.Le famiglie erano tutte numerose.
    C'erano dieci di una famiglia che vivevano tutti in una stanza, dormivano estate inverno nella stalla. I nostri vecchi nascevano, vivevano, morivano nelle stalle.
    Oggi qui non viviamo mica male, ma siamo in pochi, quattro famiglie piccole.
    Quando noi moriamo ci sarà più nessuno ... Sicuro che fa pena ... pensando a tutti i sacrifici, accudire la terra come un tesoro, una spiga di grano per la strada la raccoglievamo, l'erba la tagliavamo anche nei cespugli, adesso ci sono ortiche dappertutto e rovi e tante serpi grosse, e tutti i viottoli sono scomparsi.
    Qui qui va a perdere tutto!
    Sì, sappiamo di essere abbandonati.
    Viviamo come cento anni fa al lume del petrolio e del carburo.
    La gente è obbligata ad andare via da in montagna, oggi non si mangia più in montagna.
    Strade nessuna, e così nessun trattore, lavoriamo ancora a tutto a mano.

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    24 mins
  • Mi piacciono tanto gli articoli di Vittorio Gorresio e di Arturo Jemolo da «Il mondo dei vinti» di Nuto Revelli
    Nov 3 2024
    Il dialogo con la gente contadina di Revelli incomincia con la primavera del 1941.
    Testimonianze di cultura contadina, la pianura, la collina, la montagna, le Langhe: la fame, il lavoro infantile, l'immigrazione, la convivenza tra partigiani e nazi fascisti.
    E poi l'abbandono delle montagne, l'avvento di un nuovo mondo: l'industria, i grandi allevamenti, il turismo che figura il paesaggio, nei racconti dei 270 intervistati da Revelli.

    La Collina: Testimonianze di vita contadina

    Paolo Borgetto, detto Paolin ‘d Chet o Bon d’Entuna, nato a Vignolo, classe 1897, contadino.

    Io ero il primo di cinque fratelli, la mia era una famiglia benestante, avevamo cinque vacche nella stalla.
    C'era una grande miseria, come nevicava la gente diceva: «Beati quelli che hanno pane e polenta». Io da giovane leggevo volentieri, allora come andavo a Cuneo compravo un libro, mi piacevano le storie dei Reali di Francia.
    Le storie che leggevo sui libri andavo poi a raccontarle nelle stalle dove c'erano delle ragazze.
    Le stalle erano serie, bastava che il capofamiglia tossisse che noi ne avevamo già basta, stavamo già zitti.
    Cosa penso della politica di oggi? Eh, non vedo chiaro, e mi fa un po' paura.
    Io voto socialista perché sono convinto che sia questa la strada.
    Io la seguo la politica, mi piace tanto leggere il giornale, soprattutto la politica estera mi interessa.
    Mi piacciono tanto gli articoli di fondo, gli articoli di Vittorio Gorresio e di Arturo Jemolo.
    Ho soltanto la terza elementare, e a volte gli articoli di politica sono difficili, e allora li leggo due volte!
    E poi nei giorni che seguono cerco di capire se quel certo discorso era giusto, cioè voglio la verifica. Leggo anche qualche libro.
    Oh, Vittorio Gorresio è molto in gamba nei suoi scritti, sfiora la legge con molto coraggio e dice la verità.

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    15 mins
  • A diciassette anni mi sono detto: «Possibile che il mondo sia tutto cattivo così?» Sono andato in America da «Il mondo dei vinti»
    Nov 3 2024
    Il dialogo con la gente contadina di Revelli incomincia con la primavera del 1941.
    Testimonianze di cultura contadina, la pianura, la collina, la montagna, le Langhe: la fame, il lavoro infantile, l'immigrazione, la convivenza tra partigiani e nazi fascisti.
    E poi l'abbandono delle montagne, l'avvento di un nuovo mondo: l'industria, i grandi allevamenti, il turismo che figura il paesaggio, nei racconti dei 270 intervistati da Revelli.

    La Collina: Testimonianze di vita contadina

    Giovanni Battista Giraudo, detto Bambin, nato a Vignolo, classe 1893, contadino.

    A 17 anni mi son detto: «Possibile che il mondo sia tutto cattivo così?»
    È arrivato dall'America un mio cugino, Gepu Parola, un uomo di 30 anni, che mi ha detto: «St’autunno torno in America.
    Se vuoi venire ... là io parlo a uno, e là io ti piazzo ti trovo un lavoro da monte o da valle, in un modo o nell'altro».
    Mio padre ha preso in prestito le 500 lire del viaggio, l'agenzia ha fatto le pratiche, siamo andati in treno fino a Havre. Io avevo il passaporto, anche se ero minorenne Gepu garantiva.
    Era l'ottobre del 1910.
    A Havre ci siamo imbarcati sulla nave "Savoia", era la prima volta che vedevo il mare!
    Ero giovane, non pensavo a niente, avevo già del coraggio.
    Eh, la vita a Vignolo era troppo grama, tutti parlavano dell'America, e io mi dicevo: «L'America sarà meglio di Vignolo, andiamo in America e qualcosa sarà».

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