• Via di qui la malinconia mi uccide da «Il mondo dei vinti» di Nuto Revelli
    Nov 22 2024
    Il dialogo con la gente contadina di Revelli incomincia con la primavera del 1941.
    Testimonianze di cultura contadina, la pianura, la collina, la montagna, le Langhe: la fame, il lavoro infantile, l'immigrazione, la convivenza tra partigiani e nazi fascisti.
    E poi l'abbandono delle montagne, l'avvento di un nuovo mondo: l'industria, i grandi allevamenti, il turismo che figura il paesaggio, nei racconti dei 270 intervistati da Revelli.

    La Montagna: Testimonianze di vita contadina

    Maddalena Andreis, nata a Marmora, frazione Tolosano, classe 1910, contadina.

    Adesso all'inverno vivo in pianura.
    Ma mi piace di più qui, in pianura mi sento tanto forestiera, non mi trovo con la gente.A me piace parlare, mi piace stare con la gente, ma in pianura ognuno pensa per conto suo ed è preso dalla fretta.
    Via di qui la malinconia mi uccide.

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  • Avere i capelli a zero era come denunciare la propria miseria da «Il mondo dei vinti» di Nuto Revelli
    Nov 22 2024
    Il dialogo con la gente contadina di Revelli incomincia con la primavera del 1941.
    Testimonianze di cultura contadina, la pianura, la collina, la montagna, le Langhe: la fame, il lavoro infantile, l'immigrazione, la convivenza tra partigiani e nazi fascisti.
    E poi l'abbandono delle montagne, l'avvento di un nuovo mondo: l'industria, i grandi allevamenti, il turismo che figura il paesaggio, nei racconti dei 270 intervistati da Revelli.

    La Montagna: Testimonianze di vita contadina

    Maddalena Andreis, nata a Marmora, frazione Tolosano, classe 1910, contadina.

    Eh, se ne facevano di economie!
    Quando avevo 6 anni ho venduto la prima volta i capelli, avevo una capigliatura che scendeva fino ai piedi, madre ha rimediato 70 lire e con quei soldi ci ha vestiti tutti.
    A 11 anni li ho di nuovo venduti i capelli, quanto pianto, me li hamo tagliati proprio al raso, proprio a zero, sono andata a tutto l'anno a scuola con la berretta e le amiche ridevano, 75 lire li avevano pagati, io provavo vergogna.
    Erano i più poveri che vendevano i capelli, avere i capelli a zero era come denunciare la propria miseria.

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  • Io dico la verità, io ci credevo al fascio da «Il mondo dei vinti» di Nuto Revelli
    Nov 22 2024
    Il dialogo con la gente contadina di Revelli incomincia con la primavera del 1941.
    Testimonianze di cultura contadina, la pianura, la collina, la montagna, le Langhe: la fame, il lavoro infantile, l'immigrazione, la convivenza tra partigiani e nazi fascisti.
    E poi l'abbandono delle montagne, l'avvento di un nuovo mondo: l'industria, i grandi allevamenti, il turismo che figura il paesaggio, nei racconti dei 270 intervistati da Revelli.

    La Montagna: Testimonianze di vita contadina

    Giovanni Tolosano, nato a Marmora, frazione Tolosano, classe 1889, contadino e bottaio.

    Io ho sempre pensato che il fascismo ha fatto anche del bene.
    Prima del fascismo anche gli altri avevano fatto niente a favore della gente di montagna.
    Noi credevamo nella forza dei tedeschi.
    Poi è l'America che ha deciso tutto.
    Che cosa sono oggi?
    Oggi sono della democrazia Cristiana, dove prendo un padrone lo servo e lo servo con fiducia.

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  • Come una guerra che non f‌iniva mai da «Il mondo dei vinti» di Nuto Revelli
    Nov 22 2024
    Il dialogo con la gente contadina di Revelli incomincia con la primavera del 1941.
    Testimonianze di cultura contadina, la pianura, la collina, la montagna, le Langhe: la fame, il lavoro infantile, l'immigrazione, la convivenza tra partigiani e nazi fascisti.
    E poi l'abbandono delle montagne, l'avvento di un nuovo mondo: l'industria, i grandi allevamenti, il turismo che figura il paesaggio, nei racconti dei 270 intervistati da Revelli.

    La Montagna: Testimonianze di vita contadina

    Giacomo Andreis, detto Soffa, nato a Marmora, residente alla borgata Serre di Canosio, classe 1891, contadino.

    La guerra l'ho fatta con i 244º fanteria. Eh, la guerra ci ha rovinati.
    Ci avevano promesso la polizza premio di 1.000 lire, in quei tempi là con la polizza premio avremmo comprato quattro vacche!
    Andavamo all'assalto, non capivamo più niente, le punture ci avvelenavano, eravamo come i cani arrabbiati.
    Passavamo sui morti senza fare un fiato.
    Erano le punture che ci intontivano il cervello, andavamo avanti come ubriachi a infilzare la gente con le baionette.
    Sul Piave ero così stufo che marcavo sempre visita, io ero anche un po' carogna, allora mi hanno legato per molti giorni al palo di reticolati.
    Gli austriaci erano a meno di cento metri, mi vedevano perché era di pieno giorno, ma non sparavano.
    Gli austriaci erano più educati di noi, pensavano: «Quello lì legato al palo è contrario al suo esercito, è un punito, così non spariamo».
    Eh, la patria era poco o niente per noi.
    Il mangiare era solo come Dio voleva, eravamo carichi di pidocchi.
    Dormivamo nel fango con il telo da tenda sotto, senza paglia né niente.
    La guerra è la rovina delle popolazioni.

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  • Era già un lusso la polenta da «Il mondo dei vinti» di Nuto Revelli
    Nov 22 2024
    Il dialogo con la gente contadina di Revelli incomincia con la primavera del 1941.
    Testimonianze di cultura contadina, la pianura, la collina, la montagna, le Langhe: la fame, il lavoro infantile, l'immigrazione, la convivenza tra partigiani e nazi fascisti.
    E poi l'abbandono delle montagne, l'avvento di un nuovo mondo: l'industria, i grandi allevamenti, il turismo che figura il paesaggio, nei racconti dei 270 intervistati da Revelli.

    La Montagna: Testimonianze di vita contadina

    Giovanni Battista Ponzo, detto Carabin, nato a Canosio, classe 1888, contadino e muratore.

    Come si viveva nei tempi di una volta? Male, malissimo.
    Si faceva il pane di autunno, ai Santi, conforme alla famiglia, sette otto fornate, una settantina di pagnotte.
    C'era un forno per tutto il paese di Canosio.
    Il pane si conservava sul fienile, nei rastrelli di legno, e serviva per tutto l'anno: il pane di segale, il pane duro.
    Mangiavamo tante patate: la marmitta sul tavolo, tutti attorno a pelarle con le unghie, magari c'era una briciola di sale in un pezzo di carta, allora si toccava il sale con le patate.
    Carne?
    Dicevano che era un peccato di gola mangiare un pezzettino di carne, se moriva una gallina preferivano buttarla via ma non fare il peccato di gola, non abituarsi al gusto. Non la mangiavano. Queste cose le ho viste, le ho vissute io.
    Con il grano saraceno si faceva la polenta verde, buona anche la polenta verde.

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  • IIIa Tappa - Da Soveria Mannelli a Castrovillari da «Cicloturisti in Calabria» di Luigi Vittorio Bertarelli
    Nov 21 2024
    Due viaggi paralleli in bicicletta e due diari di viaggiAutori: il primo realizzato nella primavera del 1897, il secondo dal 17 al 21 giugno del 2006.
    Grande sportivo ed esperto viaggiatore, Bertarelli racconta la sua incredibile impresa: percorrere in bicicletta 500 km in soli 5 giorni, da Reggio Calabria ad Eboli, con l'intenzione di far conoscere la Calabria agli italiani.
    Dopo più di un secolo, Roberto Giannì, urbanista napoletano e appassionato cicloturista, letto il diario di Bertarelli e osservate le splendide planimetrie ciclistiche di quel viaggio, ripercorre e racconta lo stesso itinerario.

    Luigi Vittorio Bertarelli: Diario di un cicloturista di fine Ottocento - Da Reggio Calabria ad Eboli
    IIIa Tappa - Da Soveria Mannelli a Castrovillari

    - Grattacapi mattutini
    - Meglio Calabria o Svizzera?
    - Cosenza
    - Un paese per Buffalo Bill
    - Una scena nella macchia
    - La pietà di un medico
    - Due fabbri e un carretto
    - Sibari!
    - Altre meraviglie
    - Conversazione seria

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  • Conversazione seria - IIIa Tappa - Da Soveria Mannelli a Castrovillari «Cicloturisti in Calabria» Bertarelli
    Nov 21 2024
    Due viaggi paralleli in bicicletta e due diari di viaggiAutori: il primo realizzato nella primavera del 1897, il secondo dal 17 al 21 giugno del 2006.
    Grande sportivo ed esperto viaggiatore, Bertarelli racconta la sua incredibile impresa: percorrere in bicicletta 500 km in soli 5 giorni, da Reggio Calabria ad Eboli, con l'intenzione di far conoscere la Calabria agli italiani.
    Dopo più di un secolo, Roberto Giannì, urbanista napoletano e appassionato cicloturista, letto il diario di Bertarelli e osservate le splendide planimetrie ciclistiche di quel viaggio, ripercorre e racconta lo stesso itinerario.

    Luigi Vittorio Bertarelli: Diario di un cicloturista di fine Ottocento - Da Reggio Calabria ad Eboli
    IIIa Tappa - Da Soveria Mannelli a Castrovillari

    Passo la sera con un capitano dei carabinieri, un capitano di fanteria, un tenente, due professori e un reduce dal domicilio coatto.
    Sunto della conversazione: il paese è mal coltivato, potrebbe rendere di più; l'ignoranza non diminuisce sensibilmente; le ferrovie non sono ancora sufficienti; la sicurezza è completa da molti anni; gli albanesi vanno perdendo rapidamente usi, costumi, isolamento, accadono matrimoni tra loro italiani, il loro culto non differisce dal cattolico romano che in qualche dettaglio; le biciclette sono sconosciute, non credono che uno passi qui per suo diporto ma solo a scopo di lucro; il contadino vive abbastanza bene; i ricchi non spendono nulla; la malaria diminuisce; le condotte d'acqua diventano più numerose; tutto si aspetta dal Governo, meno dal Comune .... perché i contribuenti maggiori sono consiglieri.

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  • Altre meraviglie - IIIa Tappa - Da Soveria Mannelli a Castrovillari «Cicloturisti in Calabria» Bertarelli
    Nov 21 2024
    Due viaggi paralleli in bicicletta e due diari di viaggiAutori: il primo realizzato nella primavera del 1897, il secondo dal 17 al 21 giugno del 2006.
    Grande sportivo ed esperto viaggiatore, Bertarelli racconta la sua incredibile impresa: percorrere in bicicletta 500 km in soli 5 giorni, da Reggio Calabria ad Eboli, con l'intenzione di far conoscere la Calabria agli italiani.
    Dopo più di un secolo, Roberto Giannì, urbanista napoletano e appassionato cicloturista, letto il diario di Bertarelli e osservate le splendide planimetrie ciclistiche di quel viaggio, ripercorre e racconta lo stesso itinerario.

    Luigi Vittorio Bertarelli: Diario di un cicloturista di fine Ottocento - Da Reggio Calabria ad Eboli
    IIIa Tappa - Da Soveria Mannelli a Castrovillari

    Al di là della vallata ricomincia a salire punto sono ancora a 300 metri da montare.
    Ma come accorgermene intanto è sempre nuovo incanto?
    Appena fuori del piano ecco per due o tre chilometri da una parte e dall'altra della strada la vista quasi intercettata da una fitta siepe di agavi.
    Dei piccoli ciucherelli portano tre, quattro ragazzi; altri ragazzi corrono dietro i cavalli, attaccati con la mano a un ciuffo della coda, sgambettando allegramente.

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    4 mins