Episodes

  • EP12 - Stare al gioco. Tornare alla comunità, tra paura e desiderio - con Giovanni Teneggi
    Jun 24 2022
    Tutte le strade portano all’Appennino? Detta così, ovvio, è una boutade. La centralità dei margini (come direbbe qualcuno) è un ossimoro, certo, che però descrive descrive bene la fluidità delle pratiche sociali che ci piacciono: sono fuori, dentro, si compenetrano e ci spiazzano. Coordinate geografiche dove sembra non accadere assolutamente niente, e dove invece - questa è l’idea - si annida la Storia e, quindi, anche la fine del di questo mondo. “Fermarsi adesso significa perdere la storia”, dicevamo. E allora bisogna starci dentro.Pratiche, quindi. Esperimenti. Tentativi. È da queste pratiche - istituenti, generative - che vale la pena ripartire per adattarsi al presente dell’apocalisse, del disvelamento - nel significato originario della parola - dell’incontro con una nuova condizione che non conoscevamo. Perché se qui e là è successo qualcosa che ha portato individui a lavorare-pensare-progettare insieme, allora questo ‘qualcosa’ può forse essere progettato, innescato. Innescato da cosa? Questa è sempre la domanda chiave, a cui questa puntata sembra dare - almeno parzialmente - un abbozzo di risposta che partire dalle comunità (locali). La comunità - allo stesso tempo parola senza senso e spazio sociale destino di tutti - da cui in molti proviamo a fuggire, spesso anche quelli che della comunità si ergono a cantori entusiasti. E in effetti viene da chiedersi: si sta così bene nella comunità? In quelle comunità chiuse, comunità stagno, come la chiama Giovanni Teneggi, uno che l’appennino - simbolo del margine - lo vive, lo solca tutti i giorni. Tornarci, a quelle comunità, significa riscoprire una dimensione pre-sociale (quindi non immunizzata, come direbbe Roberto Esposito), in cui ci si può tornare ad avvicinare, a relazionarsi, a desiderare e - in fin dei conti - a giocare in modo im-mediato, selvaggio.Spoiler: per Teneggi è tutto drammaticamente semplice. Torniamo alla comunità per paura della solitudine. Perché di solitudine si muore, sempre. Nessuno può realizzarsi senza connettersi, relazionarsi con gli altri. Fare cose in comune, perché bisogna salvarsi individualmente. Fare comunità è una scelta utilitaristica: per salvarsi la vita, per condividere circolarmente le risorse. Abbiamo girato intorno alla stessa domanda, senza davvero mai voler rispondere. Nel tornarci siamo tutti Ulisse, che incarna la fatica dello stare (nel guaio come direbbe la Haraway) dopo l’ebbrezza del vagare.Link importanti! 1. la nostra newsletter di chiusura della prima stagione: https://samuraicommunity.substack.com/p/thats-a-wrap2. il gruppo telegram menzionato nell'intro in cui vi invitiamo a entrare per scambiare impressioni, co-creare la prossima serie e partecipare con noi alla creazione dell'esperimento organizzativo Samuraihttps://samurai.community/telegramLegarsi all’infinito, Maria Lai https://www.youtube.com/watch?v=In_Zh8b_2Gk Roberto Esposito: Immunitashttps://www.einaudi.it/catalogo-libri/filosofia/filosofia-contemporanea/immunitas-roberto-esposito-9788806246754/ Roberto Esposito: Communitas https://www.einaudi.it/catalogo-libri/filosofia/filosofia-contemporanea/communitas-roberto-esposito-9788806181963/Roberto Esposito: Pensiero Istutuente https://www.einaudi.it/catalogo-libri/filosofia/filosofia-contemporanea/pensiero-istituente-roberto-esposito-9788806243357/Anatol Lieven: Climate Change and the Nation State https://www.ibs.it/climate-change-nation-state-case-libro-inglese-anatol-lieven/e/9780190090180 Vito Teti: La Restanza https://www.einaudi.it/catalogo-libri/problemi-contemporanei/la-restanza-vito-teti-9788806251222/ Luciano Floridi: Pensare l’infosfera https://www.raffaellocortina.it/scheda-libro/luciano-floridi/pensare-linfosfera-9788832851489-3120.html Don’t Look up: the movie https://www.netflix.com/it/title/81252357 - Don’t Look up: The World Ending Scene https://www.youtube.com/watch?v=4-zv5Cvg6pM
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    1 hr and 19 mins
  • EP11 - Il terzo incluso. Interdipendenza e mutualismo - con Flaviano Zandonai
    Jun 10 2022
    Arriva l'estate, il caldo già opprimente, e i nodi dei Samurai vengono al pettine. Cercando di essere coerenti con noi stessi, nel penultimo episodio della stagione abbiamo alzato ancora di più l'asticella. Dopo un inizio su alcune tematiche specifiche, ci dedichiamo a una chiacchiera bella tosta che tenta di dare una risposta 'generale' alla domanda: "possiamo farcela da soli"?

    Con Flaviano Zandonai abbiamo parlato di una possibile via terza (da non confondere con la terza via), un'alternativa allo Stato e al Mercato inteso come un "sistema gestionale delle interdipendenze". Questo "software organizzativo" sta dimostrando di funzionare, ad esempio, in pratiche di rigenerazione di prossimità o di gestione condivisa delle necessità, ed è il cuore dell'ultimo libro di Zandonai (e Venturi) 'Neomutualismo'.

    Questa idea di terzietà, intesa come elemento essenziale per uscire dalla dialettica binaria, è necessaria (ma sufficiente?) per superare i lock-in che ci tengono attaccati ai nostri comportamenti 'di prima'.

    Un'alternativa? Può il neomutualismo (forse) essere un modo per 'cambiare' ...davvero? Una soluzione? Riusciremo a sposare davvero l'idea assumendo la consapevolezza che da soli non ce la facciamo?

    Ma nell'epoca della grande rassegnazione: in cosa consiste lo scambio mutualistico? Tertium datur. Oltre lo Stato, oltre il Mercato, come fare gol nella terza porta - basta il terzo settore? Forse si può fare andando sui bordi: ridando un ruolo a tutte le istituzioni che non sono ancora definite, facendo in modo che una certa terzietà - appunto - ibridi il terzo settore con altre forme organizzative.

    Se arriverete in fondo all'episodio, oltre ai nostri complimenti vivissimi, troverete più di una risposta al caos in cui vi state trovando. Voi con noi.

    PS: c'è pure un Easter Egg.

    Il libro di Flaviano e Paolo Venturi - "Neomutualismo: Ridisegnare dal basso competitività e welfare" https://www.ibs.it/neomutualismo-ridisegnare-dal-basso-competitivita-libro-paolo-venturi-flaviano-zandonai/e/9788823838352
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    1 hr and 27 mins
  • EP10 - Oggetti mobilitanti. Montagne e dintorni - con Filippo Barbera
    May 27 2022
    Si arriva a pensare che sia sempre un problema di lingua, ogni volta che ci si addentra nella complessità. Ed in effetti: capire di cosa si parla quando si parla di ‘economia fondamentale’ non è banale. Con una traduzione impropria dall’inglese ‘foundational’ ci si riferisce a tutto ciò che è ‘infrastruttura economica di cittadinanza’, materiale e immateriale. Parliamo di tutto ciò che consente di vivere nel proprio contesto con una adeguata dotazione di servizi, beni essenziali - acqua, cibo, ma anche connettività, welfare, e - in definitiva - rispetto. Quale sia la connessione tra questo concetto, di cui Filippo Barbera - l’ospite di questo episodio - è uno dei principali esperti italiani, e la montagna, è facile intuirlo.

    La montagna è impervia, difficile da vivere, le mancano un sacco di comodità ma certamente non le manca tutto ciò che è fondamentale. Buona parte di ciò che concorre a rendere la vita degna di essere vissuta nasce in montagna. L’acqua, il legno, l’ossigeno delle foreste, per dire. Ed è sempre più chiaro quanto il valore di tutta questa produzione, di cui si avvantaggia anche chi, in montagna, non ci vive, debba essere redistribuito, ripensato, e oggetto di un dialogo con la città. Barbera ce l’ha detto: l’Italia è un paese ‘metromontano’, con le città vicinissime e necessariamente integratissime con le (loro) montagne. Questa relazione ‘oggettiva’ è oggi ampiamente rimossa, ma l’attenzione che si è avuta - in special modo dalla pandemia in poi - almeno in agenda il tema l’ha posto.

    Capacità di visione, di immaginare progetti, ma poca capacità di operarli e gestirli. O nessuna, piuttosto. I territori cadono sempre su questo, perché - a monte - sono le stesse politiche che non mettono attenzione a questo piccolo particolare. Parliamo di ‘stato innovatore’, ma qual è la capacità di dare corso alle innovazioni? Quando i Samurai si interrogano su come innescare processi di cambiamento devono sapere con quali limiti hanno a che fare: belle idee, magari, ma poca attenzione al ‘modello di business’. Che invece è il cuore. Per arrivarci serve quindi progettare ‘oggetti mobilitanti’, spazi-momenti-dispositivi che aggregano coalizione di attori attorno alle quali diventa possibile non solo immaginare, ma anche rendere il futuro un presente.

    In una parola: se la politica è la grande assente allora bisogna farla noi.

    Approfondimenti:

    Mariana Mazzucato: https://marianamazzucato.com/

    Il libro del Collettivo per l'economia fondamentale: “Economia fondamentale - L'infrastruttura della vita quotidiana” https://www.einaudi.it/catalogo-libri/problemi-contemporanei/economia-fondamentale-collettivo-per-leconomia-fondamentale-9788806241605/

    “Metromontagna” il libro di Filippo Barbera, Antonio De Rossi

    https://www.lafeltrinelli.it/metromontagna-progetto-per-riabilitare-italia-ebook-vari/e/9788855222570

    “Radical Sacrifice” il libro di Terri Eagleton di cui a Simone non veniva in mente l’autore https://www.goodreads.com/book/show/36004700-radical-sacrifice

    “The Good Ancestor: How to Think Long-Term in a Short-Term World” di Roman Krznaric

    https://www.goodreads.com/book/show/51107158-the-good-ancestor

    “Capitalist Realism: Is There No Alternative?” di Mark Fisher

    https://www.goodreads.com/it/book/show/6763725-capitalist-realism

    “Il futuro come fatto culturale. Saggi sulla condizione globale” di Arjun Appadurai

    https://journals.openedition.org/diacronie/2121

    Fondazione di Comunità di Messina https://fdcmessina.org/
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    1 hr and 3 mins
  • EP9 - Feste, farina, forchette. Terra di resilienza - con Ivan Di Palma, Michele Sica et al.
    May 13 2022
    Dumas racconta che Ferdinando di Borbone si fosse dato come semplice regola per governare Napoli quella delle tre F: “feste, farina e forca”. A distanza di duecento anni, qualche chilometro più a sud, c’è un gruppo di ‘compari’ (come amano definirsi e pensarsi) che più o meno la pensa allo stesso modo. Alla forca hanno sostituito le forchette, e ogni volta che vai a trovarli metti in conto di riportarti due chili in più, al ritorno, insieme a qualche pacco di farina. Terra di Resilienza è una cooperativa (sociale) agricola sui generis, distribuita in un vasto ecosistema socio-territoriale che pure essendo centrato sul Cilento lo oltrepassa, svaria tra il Tirreno della Costa degli Dei, e va dai Monti Picentini a nord giù fin verso dove la Campania diventa Lucania.

    Siamo tornati dove molto di Samurai è iniziato. Là dove ancora si tiene in vita quasi come una cerimonia la pratica ancestrale del "catuozzo" (quella che altrove viene chiamata la carbonaia), dove l’idea di ruralità ancora non è una mera rievocazione ma un modo di essere e riappropriarsi delle proprie radici ben piantate a terra. Un’idea di resilienza che descrive la forza di adattarsi, talvolta dovendo anche resistere alle spinte che dall’esterno minano la possibilità di vivere in zone di vero margine. Siamo andati in una settimana di mezzo inverno, nelle ore in cui giungevano le notizie dell’invasione dell’Ucraina e abbiamo camminato per strade non battute, nella neve, per la prima volta misurandoci con un episodio sul campo. In tutti i sensi.

    Il rumore dei piedi nella neve: esserci per davvero, superando la comodità dell’online, misurandoci seppure di sfuggita con chi la pelle se la gioca davvero. Abbiamo cercato di capire come succede che lì, e in non molti altrove oggi in Italia, si concentri buona parte degli innovatori rurali, qualunque cosa significhi.

    Abbiamo cercato di capire su quali basi culturali - il cui strato visibile sono feste, appunto, coltivazione di grani "del futuro", e grandi abbuffate di convivialità - questa bellezza si è retta finora, e può essere possibile che duri. Un caso studio non casuale e che, nei nostri obiettivi, può essere un pilota per progettare quel modello di impresa conviviale che stiamo cercando qua, tra le righe e le parole di Samurai.

    Gli ospiti che ascolterete in questa puntata, in ordine di apparizione (sonora) sono: Ivan Di Palma, e Michele Sica. Ci piace ringraziare anche Valentina Arienzo, che appare in qualche passo della registrazione, e Antonio Pellegrino, che viene più volte evocato, e che ci hanno tenuto compagnia durante questa esplorazione. Più in generale vogliamo ringraziare tutto l'ecosistema che da più di dieci anni ruota intorno a questo progetto. Un ringraziamento speciale va a Alex Giordano, senza il contributo del quale non saremmo qui a riflettere in questi termini.

    Link utili a capire:

    Terra di Resilienza e il Monte frumentario https://www.montefrumentario.it/

    La resistenza rurale L'Incartata dove Michele alimenta le sue Radici
    http://www.residenzaruraleincartata.it/it/residenza-rurale-agriturismo-incartata/

    La Domus Otium di Ivan e Valentina https://www.domusotium.it/

    Le "Feste"

    Il palio del Grano https://www.paliodelgrano.it/ (informazioni sulla nuova edizione ancora non pubblicate, sarà 4-10 luglio)

    La Terra Mi Tiene https://m.facebook.com/La-Terra-mi-Tiene-1690268351255694/ (non perdete il documentario! https://www.laterramitienedocumentario.com/)

    Editing audio a cura di Fabio Bruno
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    54 mins
  • EP8 - Reshoring is caring. Manifattura e produzione - con Andrea Cattabriga e Zoe Romano
    Apr 29 2022
    Italia Paese manifatturiero, fine della globalizzazione, aumento dei prezzi, navi bloccate al porto di Shanghai, Canale di Suez, chiusura dei rubinetti del gas, benzina alle stelle. Questo è un po’ il mood in cui siamo immersi negli ultimi - ormai - anni, anni di insicurezza e totale impredicabilità (si dice?) di ciò che ci aspetta e che mina la possibilità di mantenere il nostro stile di vita basato sul consumo di servizi, certo, ma, pur con tutta la dematerializzazione possibile ancora e anche di beni fisici, che qualcuno da qualche parte ha concretamente fatto.

    Fare, è questo il punto. Ma fare come? Immaginare nuovi modelli distribuiti in grado di renderci meno dipendenti dalla volatilità degli eventi esogeni, meno accentrati e più ancora legati alla capacità diffuse. Non è una novità, se ne parla da almeno dieci anni. Quello sul manufacturing 2,3,4.0 è un dibattito e un campo di pratiche che appariva fino a non molti mesi fa sbiadito, e annoiato ma che oggi torna attuale per manifesta insostenibilità del modello industriale delle supply chain lunghissime. Da qui la domanda: è possibile riattivare filiere in cui il locale e i saperi diano vita a sistemi di produzione più affidabili, sensati e resilienti?

    Nell’episodio abbiamo dialogato con Andrea Cattabriga e Zoe Romano, due campioni del discorso sull’evoluzione dei modelli di produzione. Gente che ha sperimentato di tutto, scontrandosi anche con la difficile composizione tra due mondi, quello dell’economia della conoscenza e quello della produzione. Mondi che mai come ora hanno bisogno di trovare una sintesi e di ricomporre la frattura che li divide. Una ricomposizione che come sempre ci riporta al contesto, che non è solo reshoring industriale ma è ricucitura con le capacità dei territori. Con un grande assente: la politica.


    Il sito di Zoe https://zoeromano.eu/about/
    Il sito di Andrea https://andreacattabriga.com/
    Il sito di SlowD https://www.slowd.it/
    Il sito del progetto Manifattura Milano http://manifattura.milano.it
    Thomas Twaites e il Toaster Project https://www.thomasthwaites.com/the-toaster-project/

    Episodio registrato il 5 aprile 2022
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    1 hr and 8 mins
  • EP7 - Desiderio o progetto. Una prospettiva femminista - con Samanta Picciaiola
    Apr 15 2022
    Che vivessimo in una società ancora profondamente segnata dal patriarcato ci era chiaro. Che praticamente ogni struttura economica sociale culturale che sorregge il nostro mondo derivasse da una centralità del maschio, pure. Ma un conto è saperlo, un conto è farselo sbattere in faccia con la crudezza che solo un approccio filosoficamente rigoroso può avere. Una chiacchierata che voleva essere uno stress test per Samurai, un progetto che a ben vedere è un’apoteosi maschile.

    Con Samanta Picciaiola abbiamo parlato del potere che ha il desiderio di innescare cambiamenti, e di come ormai abbiamo silenziato questa nostra capacità di immaginare dando voce a ciò che davvero vogliamo. Abbiamo parlato di come il femminile ci insegna la necessità di incarnare ciò che pensiamo, e pensare ciò che siamo, mettendo al centro i corpi come territori nei quali agire il conflitto e cercare sintesi, salvaguardando spazi di vita non assoggettati alla logica produttivista del progetto, di cui tutti siamo in qualche modo vittime.

    Abbiamo cercato di capire come uscire dallo schema binario della diade uomo/donna, sul quale - lo vediamo bene in questi giorni - poggia una certa razionalità molto occidentale che riduce tutto a due sole possibilità, escludendone terze o quarte. Abbiamo preso coscienza di quanto, ogni giorno, viviamo immaginari colonizzati e ci priviamo della possibiltà di produrne di nostri, spingendoci fuori da quella zona di comfort che inibisce il potenziale evolutivo dell’incontro.

    Associazione Orlando: https://orlando.women.it/

    Arjun Appadurai, Il Futuro come fatto culturale https://www.raffaellocortina.it/scheda-libro/arjun-appadurai/il-futuro-come-fatto-culturale-9788860306432-1528.html

    Sam Mickey su Imperfect Buddha podcast https://soundcloud.com/imperfect-buddha-podcast/58-ibp-sam-mickey-on-co-existentialism-the-practicing-life

    Intervista registrata il 18 febbraio 2022.
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    1 hr and 13 mins
  • EP6 - Less is more. La lezione del Tao Te Ching - con Daniele Bolelli
    Apr 1 2022
    Sottrarre l’inutile dalla nostra vita, è una parola. Molti di noi vivono in una situazione opposta, in cui si aggiungono sempre pezzi senza tagliare mai. Chi non ha mai provato l’horror vacui, la paura del vuoto che si sente quando si ha la sensazione di non aver nulla da fare? Viviamo in questa dinamica perversa che chiamiamo lavoro che spesso altro non è che un modo come un altro per dare senso al caos.

    E allora diventa chiaro che l’unico modo per stare bene con meno - e provare ad essere samurai - passa per la sottrazione. Una sottrazione ‘attiva’, che ci fa essere più leggeri nel seguire la Via. L’idea di un percorso da seguire è vecchia come l’uomo: ogni cultura si è posto il problema di averne una, chiara, che ci aiuti a dare un significato al nostro transito terreno. Tra queste culture, una l’ha posta alla base della propria filosofia: il Tao Te Ching.

    Abbiamo parlato con Daniele Bolelli - AKA the Drunken Daoist e molte altre identità - filosofo storico esperto di arti marziali e molto altro, milanese in esilio da molti anni in California, di come fare ciò che stiamo provando a fare. Come alleggerire il proprio peso, cosa portarsi dietro, e come essere più efficaci. Già, l’efficacia è la parola. Fare meno producendo più impatti. Sfruttare a nostro vantaggio le condizioni ambientali e la forza dei nostri avversari non per sopraffarli, ma per arrivare al punto insieme.

    Nei giorni della guerra e del grande caos, un episodio che più che necessario è fondamentale.

    Le letture del Tao Te Ching presentate nel podcast sono prese dalla traduzione di Shantena Augusto Sabbadini https://www.amazon.it/Ching-guida-allinterpretazione-fondamentale-taoismo/dp/8807882752/ref=asc_df_8807882752

    Il podcast: https://thedrunkentaoist.com/

    Wikipedia: https://en.wikipedia.org/wiki/Daniele_Bolelli

    Una delle apparizione da Joe Rogan: https://open.spotify.com/episode/14rTtLGAlyluWFzOT8wLid?si=5sI5Zwy_T_CrhzYQUUv31A

    Ikkiu: https://www.amazon.it/Nuvole-vaganti-raccolta-maestro-zen/dp/8834016254
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    1 hr and 4 mins
  • EP5 - Per fare un albero. Agroecologia e riforestazione - con Roberto Salustri
    Mar 18 2022
    Cosa significa fertilità. Una parola bellissima che porta in sé la radice di ciò che la terra, le persone, le relazioni, possono portare. Cosa possono generare. E tutti abbiamo immagini di fertilità, che sono immagini del lavoro che è stato necessario per far evolvere, crescere, ciò che per natura da qualche parte già esiste ma spesso è nascosto. Il lavoro alla base di tutto. Quello che ci (noi, la terra) fa essere meno aridi, più produttivi.

    Non c’è un solo modo per creare fertilità, ma tante pratiche che - raccolte sotto il nome di agroecologia - tengono insieme la fertilizzazione della terra con quella delle relazioni e dei sistemi organizzativi necessari per farli prosperare. Selezionare le essenze e le varietà giuste, capire come aggregare comunità, riuscire a farle evolvere da contesti estrattivi (o estratti, per meglio dire) a rigenerativi, con un ruolo attivo nel rendere il mondo (ancora) abitabile.

    Parliamo di alberi, ma non solo. Dagli alberi traiamo la linfa, reale e metaforica. Ma poi c’è il resto. Un resto fatto di bellezza, alimentazione e di sovranità, parola non esattamente brutta oggi come oggi. Ne abbiamo parlato con Roberto Salustri, che di queste cose è uno dei massimi esperti e che ha soltanto idee su come tirarci dentro tutti. Ad un movimento di Samurai che danno una mano ad allontanare la fine del mondo.

    Gruppo Facebook Riforestiamo Italia: https://www.facebook.com/groups/1530560367251515/

    Pagina Reseda Onlus: https://www.facebook.com/reseda.onlus/

    La puntata è stata registrata tra il 4 gennaio e il 3 febbraio
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    1 hr and 19 mins